Cos’è la vita?
Una domanda da niente proprio eh?
Che poi uno comincia con una domanda così e chissà dove vuole andare a parare. Ecco io invece voglio mettere subito le mani avanti, perché sono pure un po’ paraculo.
Di dare una risposta a questa domanda non me ne frega un cazzo di niente.
Sì perché ci hanno provato in migliaia prima di me, dall’antichità fino ai giorni nostri, persone ben più intelligenti, acculturate e introspettive di me.
Persone che, con tutta probabilità poi, non è che avessero granché altro da fare nella propria vita, no?
Sì perché se ci pensi, quando vivi una vita normale, con un lavoro, amici, una famiglia, forse dei figli, un cane, un gatto, una casa e se ti avanza un mezzo secondo magari pure un mezzo hobby, non è che ti avanza tanto tempo per stare a pensare: cos’è questa vita?
Che poi è normale che ogni tanto uno poi va a finire che ci pensa pure, a me capita ad esempio quando mi vado a letto con i coglioni girati dopo una giornata di merda, e solitamente la domanda è sempre leggermente diversa, cioè: ma chi me la fa fare a me sta vita?
È normale pensarci. Un pensiero fugace il più delle volte, ma a volerci proprio pensare per forza, d’altra parte me la sono andata a cercare, credo che questa domanda non porti mai a niente di buono.
L a vita dal punto di vista puramente razionale non è altro che un lasso di tempo che separa il momento della nascita da quello della morte.
Nel mezzo poi succedono tantissime cose, chi lo nega, puoi divertirti, annoiarti, ridere, piangere, fare progetti, ammalarti, stare bene, stare male, essere felice, triste, innamorato, arrabbiato e tutto il corollario delle reazioni emotive alle sollecitazioni esterne. Ma queste cose non sono la vita. Sono attimi. Sono tanti puntini numerati da unire con la penna.
Se sei profondamente ribelle, o discalculico (DIS CAL CU LI CO) puoi anche scegliere di unire i puntini in ordine sparso per vedere se alla fine viene fuori un disegno diverso da quello che ti aspettavi. Ma a prescindere dal disegno che viene fuori, il tratto comincia quando appoggi la penna e finisce quando la alzi.
Magari ti avanza anche il tempo di ammirare un attimo quello che salta fuori, ma non è che se ti sei sbagliato puoi prendere la gomma e ripartire da capo. La penna è indelebile.
Chiedilo all’anta del pensile del mio soggiorno se non ci credi.
Il mio non è disfattismo, pessimismo, agnosticismo, cinismo e men che meno ciclismo.
Non sto vivendo una crisi che nasconde un raro momento di lucidità. Sto solo pensando. In realtà sto scrivendo… a mano libera.
Ho solo poggiato la penna sul foglio e lasciato che succedesse quello che altrimenti non sarebbe successo, che è già un po’ più di niente. Non è un bene o un male. È qualcosa.
È solo un attimo di intimità con la mia vita.
Perché anche se non ti poni mai la domanda, o se hai solo paura di trovare una riposta, la penna continua a correre sul foglio lo stesso. E meno male aggiungo. La vita succede.
Finché c’è inchiostro, carta e forza per serrare le dita, allora c’è vita.
Dopo chi lo sa, ma intanto, di sicuro, hai lasciato il tuo segno.
Non importa stare tanto a guardarlo, è lì, resta, indelebile.
La vita è un tratto di eternità.
Bello aver ritrovato i tuoi scritti. Pensavo al tuo blog, giusto in questi giorni. Giuro.
le hérisson
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Riaperto il PC dopo più di 2 anni, ho cercato il tuo blog. Non trovarlo mi era dispiaciuto tantissimo. Eccoti!
Sono molto contento!
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