Ovvero:
“Retorica sulla carenza di costrutto comunicativo nell’era digitale”
Sottotesto:
“se non capisci, forse sto parlando proprio di te”
Svolgimento:
“Scialacquio di lingue a far risacca di parole inquinanti.
Brusio di fondo che toglie i sensi alle parole non dette.
Rimestio di idee impastate senza farina del proprio sacco.
Tramestio di coscienze terrorizzate da una verità diversa.
Fruscio di lenzuoli stesi a mal celare i resti della pietà.
Ronzio di pregiudizi sui resti digeriti dal buon senso.
Borbottio di gas intestini che alimentano forni crematori.
Gorgoglio di reflussi tossici sui confini della verità.
Mormorio di falsità riverniciate a facciata di comodo.
Brontolio di stomaci inaciditi dalla rassegnata ignavia.
Oblio di pagine riscritte da mani sporche di complicità.
Stridio di gomme a sbiadire gli articoli di valore affettivo.
Fischio di treni persi in attesa di poter dire “ormai è tardi”.
Cigolio di ingranaggi troppo grassi per fare il loro moto.
Scricchiolio di pilastri che sorreggono strade a senso unico.
Rimescolio di budella in risposta al dialogo costruttivo.
Squittio di cavie affette dal morbo della mistificazione.
Putiferio di banalità che rimbalzano i riflessi dei monitor.
Tafferuglio di gomiti a reclamare boccate di aria viziata.
Vespaio di indignazione sulla morale del prossimo tuo.
Pandemonio di inusitata violenza a pretendere rispetto.
Silenzio, sconosciuta resa all’evidenza dei fatti.
Perché anche per tacere servono argomenti?”
Conclusione:
Onomatopeicamente, il crac crac dell’organo riproduttivo maschile.
L’ha ribloggato su Le Hérisson – Appunti cripticie ha commentato:
avevo scritto un pezzoscemenza tutto mio, ma lo posterò domani. oggi preferisco avere questo sul mio spazio web.
Grazie Davide ^_^
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Ma che onore infinito! Guarda, grazie lo devo dire io a te…davvero! 🙂
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