Secondo me, il primo problema del genere umano sta proprio nel suo essere umano.
Non nella sua umanità, nel senso dell’insieme delle caratteristiche che ci rendono umani, ma proprio nella limitazione stessa che la natura umana rappresenta. L’uomo ha un inizio e una fine. L’uomo, per quanto straordinario possa essere, non potrà mai sopravvivere a se stesso. Salvo rifugiarsi in qualche ideale vita dopo la morte.
Da qui, sempre secondo me, la necessità di credere in qualcosa di più grande. Perché l’uomo questo fa: pensa più in grande. Ecco il perché dell’evoluzione.
Ma l’evoluzione la fa il genere umano, non l’uomo. Un uomo ha scoperto il fuoco, ma l’umanità ne ha colto il potenziale piegandolo al proprio fabbisogno. Così è stato per ogni grande scoperta, o invenzione e così sempre sarà. Formiche intelligenti.
Siamo una società di individui sociali e ambiziosi. L’ambizione però, per quanto possa protendere al benessere comune, sarà sempre un sentimento individuale. La voglia di primeggiare, di rivaleggiare, il bisogno di essere, o anche solo sentirsi, meglio degli altri, è insito nella natura stessa dell’uomo. Croce e delizia.
Se l’uomo si fosse accontentato di essere umano staremmo ancora all’età della pietra, ma non era la nostra natura. L’uomo pensa. L’uomo ha bisogno di crescere, di tendere al proprio ideale di miglioramento. L’uomo, in quanto umano, anela alla divinità e la divinità può essere divina solo rispetto a un uomo che crede in essa. Concetto più che mai umano se ci si pensa.
La divinità, qualora esistesse, non si sentirebbe speciale, in quanto sarebbe semplicemente se stessa. Un uomo non invidia se stesso, semplicemente lo è. Allo stesso modo Dio. Dio è onnipotente e ha creato l’uomo, sempre secondo l’uomo, ma l’immagine di Dio che abbiamo noi, sicuramente è stata creata dall’uomo. Quindi chi ha inventato chi?
Dio ha inventato l’uomo, o sono gli uomini ad avere inventato Dio?
Tutte le religioni, prima di rappresentare un ideale di perfezione umana, guarda caso individuale, sono prima di tutto delle bellissime storie. Il mio punto di vista penso si sia intuito, ma io sono solo un uomo. Un uomo che pensa e non si accontenta di essere umano, come molti altri. Le storie sono quelle che ci fanno sentire più vicini al nostro ideale divino.
Con le storie siamo in grado di esprimere i concetti più difficili e profondi. Con le storie siamo in grado di dare una morale che arrivi dritta alle menti dei più piccoli. Sono le storie che ci insegnano a essere quello che vorremmo, che ci insegnano a comportarci “come si deve”. Ma il come si deve, lo ha deciso l’umanità, non un uomo. Il problema delle storie infatti, è che sono storie raccontate da altri, noi le ripetiamo soltanto.
Chi è riuscito a inventare la propria storia, ha fatto un passettino oltre il suo “essere umano”.
Le storie nascono dalla fantasia, e la fantasia è di sicuro la parte divina dell’umanità. La fantasia crea tutto quello che la mente è in grado di immaginare, e la fantasia sopravvive all’uomo. Inventare storie, vite, luoghi, ere, amori, dolori, fatti è sopravvivere a se stessi. Almeno fino a che ci sarà qualcuno a raccontarle.
Ecco perché scrivo.