I rRibbelli

Quante volte succede nella vita di dover far fronte alle aspettative altrui?

Il tempo necessario di uscire dal grembo materno, articolare le prime sillabe e…TAC!

Subito i genitori incominciano a far paragoni su chi, tra amici e parenti, abbia iniziato prima a parlare…e se disgraziatamente il tempo minimo di precocità richiesto si dilatasse più del previsto, ecco che si insinua, inconfessabile, la prima lieve delusione da aspettativa tradita…

Una parola in ritardo, una parola in meno… o anche una parola di troppo…quanto è facile sbavare il ritratto che gli altri hanno cominciato per noi.

Prima i genitori, poi maestri, professori, allenatori, amici, mogli, figli e poi capi ufficio, esattori delle tasse e recupero crediti e chi più ne ho più ne metta!!!

Tutti tessono la tela su cui dipingere il quadro di “quello che saremmo dovuti essere”.

Tutti meno che noi stessi naturalmente.

E talvolta, quando il risultato finale è troppo lontano da quello che ci si aspettava, cupa si stende l’ombra del fallimento…

Ma non temete perché a fendere questa oscurità, prima o poi arriva per tutti (si spera) il miracoloso raggio di sole che illumina il sentiero per il riscatto!

Il magico momento in cui nessuno più si aspetta nulla da te!

Finalmente dopo una vita passata ad assecondare la volontà altrui arriva il meritato lieto fine chiamato…vecchiaia!

La vendetta dopo anni di abusi e soprusi, dopo anni di vessazioni e di rospi ingoiati!

Poter finalmente dire e fare tutto ciò che si vuole!

Chiamatela pure demenza voi che la demenza non la conoscete … io la chiamo LIBERTÁ!

Quando la sincerità di un commento duro e fuori luogo riprende la sua connotazione fanciullesca di impunibilità!

Quando ogni umore può senza timore prendere il sopravvento e lasciar fuoriuscire ogni genere di frustrazione nelle liberatorie e profetiche frasi “Non è più come una volta!”, oppure “Qui una volta era tutta campagna!”

E basta barricarsi dietro a luoghi comuni che ci vorrebbero tutti, dopo una certa età, ridotti a involontari custodi di cantieri stradali.

C’è chi dice che sono inutile, ma io dico che in realtà sono un RIBELLE!

Non è forse così che vengono chiamati tutti coloro che non si assoggettano alle volontà altrui e non accettano l’autorità di coloro, che in nome del nostro bene, cercano in ogni modo di farci seguire una strada che altrimenti non avremmo mai percorso?!

Io sono RIBELLE e quindi mi ribello!

Mi ribello alle angherie delle strette convenzioni sociali che mi impongono di rispettare code, file e orari! Non mi interessa se non è il luogo né il momento! Non mi piegherò ancora alle vostre assurde regole!

Mi ribello alle imposizioni dei medici che cercano di snaturarmi per tirare a campare! Io ho tirato a campare per un’intera vita, dovrei essere io ad insegnare ai medici come si fa a non morire sani!

Mi ribello al tempo che non ha mai voluto sedersi con me a godersi una panchina di pomeriggio al sole! Questo tempo che spaventa e che mi ha portato via la vita … fino ad oggi! Ora dico basta! Il tempo non mi riguarda più, perché da oggi il tempo mi appartiene!

Mi ribello alla vita e alla morte! Perché la prima ha un sapore che conosco fin troppo bene e a forza di mandarlo giù mi ha nauseato, mentre la seconda non ha più il mio rispetto da quando non è riuscita a persuadermi a vivere una vita migliore!

La morte non è una minaccia … è solo l’ultima promessa che manterrò.

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