L’estraneo della porta accanto

L’estraneo della porta accanto, è quel familiare individuo presente nella tua consuetudine che, quando va bene, saluti tutte le mattine con un laconico: “buongiorno”; per mal celare il fatto che non ricordi , o nemmeno hai mai saputo, il suo nome.

Se c’è una cosa che credo abbia drammaticamente segnato in negativo l’evoluzione della vita sociale negli ultimi decenni, credo sia, appunto, il dilagante disinteresse nei confronti delle persone che condividono la nostra quotidianità.

Io vengo da un piccolo paesino di 5000 anime (ehi, molti più degli amici che ho su Facebook) dove tutti conoscono la tua storia, senza bisogno di avere Instagram!

“Sai che la figlia del cugino del cognato di suo fratello, ha fatto…”

“Ma chi?! Quella che andava con il fratello della moglie di suo nipote?”

“Esatto!”

Mi ha sempre affascinato la capacità di tutti quelli nati e cresciuti senza internet, di risalire almeno al 4° grado di parentela dell’albero genealogico di ogni membro della comunità! Conoscevano anche la gente che non avevano mai conosciuto!

Io vivo da 5 anni in un condominio di 20 famiglie e, tolti quelli che vivono sulla mia stessa rampa di scale, non so nemmeno che faccia abbiano i miei vicini…figurarsi i nomi della figlia del cugino del cognato di suo fratello…

Vado nella stessa palestra da un anno…e ancora non ho imparato i nomi delle persone che sono nel mio corso, non so che lavoro fanno, se hanno figli, se gli piace il corso…

Alla mensa davanti all’ufficio dove lavoro, incontro le stesse persone da 5 anni, ma non ci salutiamo nemmeno.

Soffro di un’anoressia comunicativa preoccupante, ma non me ne preoccupo. Non sono preoccupato perché sono tutti messi come me. Io non saluto chi non mi saluta e il gioco è fatto! Così se provi a salutare qualcuno che non conosci, per pura cordialità, sbatti contro degli sguardi di terrore che normalmente riserveresti solo a maniaci sessuali in atteggiamenti equivoci…

Diffidenza a profusione.

Paura dell’ignoto? Ignotismo?

Carenza di curiosità nell’era del più sfrenato voyeurismo? Acuriosismo?

Incapacità di utilizzare il bagaglio linguistico in forma verbale? Carabinierismo?

Usare parole a cazzo, fingendo neologici concetti patafisici, che mettono a disagio le persone? Uburoismo?

Ma queste cose sono così drammaticamente usuali, che non c’è nemmeno più tanto da ragionarci sopra. Una volta si parlava con chi ti sedeva accanto, adesso no. Punto. Un segno dei tempi. Puoi accettarlo o meno, condividerlo o meno, mettere un like o meno, ma è un dato di fatto.

Perché mi guardi e mi sorridi? Cosa vuoi da me? Perché scossi la mano e mi fai cenno col capo? Lasciami in pace, non ti conosco e non ho spicci!

Meno male che c’è sempre il buon vecchio recinto degli affetti e delle amicizie in cui rifugiarsi. Quella ristretta. sempre più stretta, cerchia di persone che conosci da sempre, entro la quale potersi sentire pienamente se stessi, senza sovrastrutture, onestamente e senza timori di nessun genere.

Quelle persone di cui sai tutto.

Quelle persone che sai come prendere.

Quelle persone che non hanno bisogno di sorprenderti.

Quelle persone che ormai dai per scontato che resteranno sempre come sono.

Quelle persone che basta una sola occasione, per capire che in realtà non hai mai capito un cazzo.

Per renderti conto che conoscersi da tanto non vuol dire sapere tutto gli uni degli altri.

Per scoprire piccoli angoli bui di meraviglia.

Per scoprire che la terra è piatta solo se guardi la punta dei tuoi piedi.

Per scoprire con stupore che, basta pensarci un attimo e non è affatto vero che non te ne importa niente degli altri.

Per tornare ad aver voglia di chiedere il nome alle persone che incontri per strada.

“Ciao io mi chiamo Davide, e tu come ti chiami?”

6 commenti Aggiungi il tuo

  1. alemarcotti ha detto:

    A volte credo sia bello fermarsi e sapere… Magari non fino al loro quarto grado

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    1. B ha detto:

      Sapere porta a scoprire cose che non sapevi, certe belle e certe meno…poi fino al quarto grado, io non conosco nemmeno i miei parenti stretti. 🙂

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  2. le hérisson ha detto:

    già! Ma se sui social net è tutto un farsi conoscere e chiacchierare, allora non può essere un problema di carabierismo, acuriosismo e quant’altro. Sicché mi vien da pensare: e se fosse solo paura di guardare negli occhi delle persone?
    A proposito, il mio nome è Caterina (ma forse lo sapevi già) ^_^

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    1. B ha detto:

      Già da tempo so il tuo nome 🙂 , ma la scusa del

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      1. B ha detto:

        della paura degli occhi non mi convince fino in fondo. Sarebbe una motivazione romantica e consolatoria…temo più l’indifferenza.

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  3. le hérisson ha detto:

    e mi sa che hai ragione. ^_^

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